Alexander Lowen, medico e psicoterapeuta statunitense, è noto per aver fondato l’analisi bioenergetica, un approccio che unisce mente e corpo nella terapia psicologica. Durante le sue ricerche e il suo lavoro clinico, Lowen ha osservato come le persone più disconnesse dal proprio corpo tendessero anche a essere più disorientate emotivamente e più distanti dalla propria vitalità.
Nasce così il concetto di grounding, che letteralmente significa “radicamento”: la capacità di sentire il proprio corpo ben ancorato a terra, come un albero che trae forza dalle sue radici.
Essere in grounding significa avere una connessione solida tra il proprio corpo e il terreno. È una condizione in cui si avverte stabilità, sicurezza e presenza. Quando siamo radicati, ci sentiamo più presenti nel qui e ora, meno persi nei pensieri o nelle tensioni. Al contrario, quando perdiamo il contatto con il corpo e con la terra sotto i piedi, ci sentiamo “in aria”, instabili, sopraffatti o disorientati.
Il grounding non è solo una sensazione fisica: è anche uno stato mentale ed emotivo. Chi è ben radicato sa dove si trova, è centrato e vive con maggiore autenticità.
In una società che ci spinge costantemente verso la mente e le prestazioni, imparare a “scendere nel corpo” diventa un atto rivoluzionario. Il grounding ci riporta a una dimensione più semplice e naturale, fatta di sensazioni, di ascolto, di contatto con il nostro essere profondo.
Questo stato favorisce anche il riconoscimento delle emozioni e dei bisogni reali, aiutando a lasciar andare le tensioni muscolari croniche e le difese psicologiche che spesso bloccano l’espressione autentica.
Respirare in modo profondo e consapevole è una chiave fondamentale per entrare in uno stato di grounding. La respirazione diaframmatica, che coinvolge l’addome piuttosto che solo il torace, permette una maggiore ossigenazione, rilassa i muscoli e attiva il sistema nervoso parasimpatico, responsabile del rilassamento.
Spesso, per paura o per abitudine, tendiamo a trattenere il respiro, specialmente quando reprimiamo emozioni come rabbia o tristezza. Sbloccare la respirazione significa anche sbloccare l’energia vitale e ritrovare un contatto più autentico con sé stessi.
Una delle pratiche base della bioenergetica è proprio l’assunzione della “posizione di grounding”. Ecco come si esegue:
In questa posizione, prova ad ascoltare cosa succede dentro di te: senti tensioni? C’è rigidità nelle gambe, nella schiena, nella mandibola? Tutto ciò è materiale prezioso per comprendere come il tuo corpo reagisce alle emozioni e alle pressioni quotidiane.
Uno degli aspetti più trasformativi del grounding è l’invito a smettere di giudicare il proprio corpo. Non serve essere “perfetti” o “forti”: serve essere presenti. Imparare a stare con ciò che c’è, senza cercare di modificarlo o mascherarlo, ci apre a una maggiore autenticità e benessere psicofisico.
Questo atteggiamento di accettazione si estende anche alla sfera emotiva e sessuale. Il contatto con il bacino, ad esempio, è fondamentale per sentirsi vivi e connessi con la propria energia vitale. Eppure, per molti, rilassare questa zona significa entrare in territori tabù o carichi di vergogna. Il grounding ci invita invece ad abitare il nostro corpo senza censure.
In un mondo sempre più frenetico, virtuale e disconnesso, tornare al corpo è un gesto di cura profonda e di consapevolezza radicale. Il grounding è un modo per dire: “Io sono qui, io mi sento, io esisto”.
Lavorare sul radicamento ci aiuta a fronteggiare l’ansia, a riconoscere le nostre emozioni, a migliorare la postura e la respirazione, e ad aumentare la qualità delle relazioni interpersonali. È una pratica accessibile a tutti, che richiede solo presenza e ascolto.
Il grounding non è solo una tecnica fisica, ma un invito a vivere una vita più piena, centrata e autentica. Inizia oggi a ritrovare il contatto con la terra sotto i piedi: è da lì che passa la strada verso il benessere profondo.
Alexander Lowen & Leslie Lowen, The Way To Vibrant Health, Harper Colophon Book, Harper & Row, 1977